di Livio Trapanese
Fra le domande che il presentatore Flavio INSINNA ha proposto nella trasmissione televisiva: “L’EREDITA'”, con somma gioia per noi pochi rimasti Cavoti / Cavajuoli, è apparsa: ” NEL 1460, QUALE DONO, ANCORA OGGI ESISTENTE, FECE FERDINANDO I AGLI ABITANTI DI CAVA DE’ TIRRENI? “, la risposta esatta era la: PERGAMENA IN BIANCO, come scritto da Ferrante al 20° rigo della lettera di accompagnamento alla citata Pergamena.
Perché indicare “PERGAMENA IN BIANCO” e non “PERGAMENA BIANCA”.
Semplice: “IN BIANCO” per la ragione che dal 4 Settembre 1460, giorno della consegna al Sindaco del tempo della Città di Cava (il toponimo: Città di Cava de’ Tirreni origina dal 23 Ottobre 1862), Messere Onofrio Scannapieco, nel Maschio Angioino di Napoli, ad oggi, è rimasta “immacolata”, BIANCA farebbe intendere che è stata tinta di banco; sul retro della pelle di capretto, che costituisce la Pergamena stessa (cm. 65 di lunghezza per cm. 55 d’altezza), si legge: Privilegio in Bianco.
Non aver richiesto nulla al Regnante Aragonese, consentì al popolo cavoto/cavajuolo di non pagare gabelle di sorta in tutto il Regno, che ricordiamo si estendeva dalla Rocca di San Benedetto del Tronto sull’Adriatico, a Terracina sul Tirreno, sino a Lampedusa, sia nel vendere e sia nell’acquistare beni e servizi, altro privilegio fu quello di “arricchire” lo stemma cittadino con le “Armi o Pali Aragonesi” e della corona regale al sommo dello stesso.
I privilegi furono il vivo riconoscimento del Sovrano verso i nostri progenitori, che dal 20 al 28 Agosto 1460 subirono i “guasti” per mano di Giovanni d’Angiò, pretendente al Trono di Napoli, con l’aiuto di uomini in armi del Principe Sanseverino di Salerno.