Fonte: Sito web ufficiale Cavese Calcio

Voglio raccontarvi la mia prima trasferta da adolescente. Seguo la Cavese da quando mio padre, a 4 anni, mi ha portato la prima volta allo stadio. È stato lui che mi ha trasmesso l’amore viscerale per questa maglia. L’episodio che vi sto per narrare risale alla stagione 88-89. Avevo 14 anni, e la Cavese era già tutto per me. In estate avevamo rinforzato la squadra con acquisti del calibro di Del Rosso e Pierozzi, in modo da puntare ai primi posti: volevamo vincere il campionato di C/2 per poter tornare in serie C/1. Avevamo davvero una bella squadra!

Quella domenica dovevamo andare a giocare in campo neutro a Cosenza contro il Kroton, e già dal lunedì si incominciava ad organizzare la trasferta. Comprai il biglietto e tutta la settimana non feci altro che pensare alla partita.  Stranamente però, anche se eravamo quasi a fine aprile, incominciò a fare un freddo insolito per il periodo. Le notizie che arrivano da Cosenza non erano confortanti: le previsioni parlavano addirittura di un rischio concreto di forti nevicate!

Il sabato notte non riuscii a chiudere occhio. La domenica mattina, alle 6, uscii di casa e, arrivato in piazza Lentini, ci ritrovammo neanche in quaranta. Tanti, a causa del freddo previsto in Calabria, avevano deciso di restare a Cava. Io, invece, non avrei rinunciato a quella trasferta per niente al mondo. Così decidemmo ugualmente di partire e ci mettemmo in viaggio.

L’atmosfera sull’autobus era stupenda, mi sembrava di vivere un sogno: avevo l’adrenalina a mille. Arrivati a Cosenza, non vedevamo l’ora di entrare allo stadio. Intanto fuori, all’esterno dello stadio, nell’attesa, improvvisammo tra di noi una bella partita di calcio. Arrivò anche qualche tifoso del Cosenza a controllare la situazione, ma non accadde nulla. Non appena ci fecero entrare sugli spalti, incominciamo a cantare e così facemmo per tutta la partita. La nostra magica Cavese giocò in maniera splendida, costantemente all’attacco. E quando Nicola Garzieri, il nostro stoico difensore centrale, originario proprio di Crotone, ci portò in vantaggio, esplodemmo di gioia. Vincemmo 1-0 e il ritorno a Cava, nonostante il maltempo, fu dolcissimo. La Cavese, per me, non è solo una squadra di calcio. È nel mio sangue.

Adesso che vivo al Nord, la domenica è un calvario, ma con le Aquile del Nord cerchiamo di non far mancare mai il nostro apporto. E sono certo che quando si tornerà a giocare, una volta superata l’emergenza che in questi mesi ha messo in ginocchio il nostro paese, la prima trasferta che faremo tutti insieme sarà la più bella di tutte. La curva è stata la mia casa e lo sarà per sempre.

Enrico Senatore, Cremona